BDL Correggio, il tecnico Jara: “Vogliamo dire la nostra in A1”

“L’equilibrio è tutto”. Ecco il punto di partenza di Pablo Jara, allenatore cileno della BDL Correggio. Il tecnico, 35 anni compiuti lo scorso 12 giugno, sarà anche quest’anno alla guida della formazione della Serie A1. La prossima sarà la quarta annata per lui sulla panchina Correggese: un impegno assunto nel 2018/19 con la promozione dalla Serie A2 alla A1 (arrivata dopo un duello serrato contro il Montebello, club contro il quale debutterà nella prima giornata in trasferta). Da quel momento ha mantenuto, fino al giugno scorso in compagnia di Mirko Bertolucci, la compagine biancorossoblu nel massimo campionato.

Il club del presidente Marco Ferretti sta mettendo a punto gli ultimi preparativi in vista del ritrovo fissato per il 23 agosto in vista della stagione che, per la massima formazione del club, vedrà l’inizio del campionato il 2 ottobre. “Sarà un torneo molto difficile – ha dichiarato il Jara – Le società sono riuscite a costruire ottimi organici malgrado le difficoltà legate al Covid: ci sono 5-6 club che hanno un tasso più alto mentre le restanti sono quasi tutte allo stesso livello. Noi vogliamo dire la nostra, senza rinunciare a puntare sul nostro settore giovanile. La società, schierando tre formazioni tra A1, A2 e B, ha offerto ai nostri ragazzi un ventaglio di possibilità per potersi esprimere, crescere e arrivare pronti alla prima squadra”.

Pablo Jara fa parte della folta rappresentanza cilena all’interno del Correggio Hockey, composta da Jorge Bastias (tecnico della Minimotor in Serie A2), Gabriel Tudela e Alvaro Osorio (giocatori della BDL in Serie A1). Regalando un aneddoto proprio su quest’ultimo. “Lo notai dopo averlo visto all’opera in diversi stage in Cile  – confessa il tecnico – Avevo cercato di portarlo in Italia diversi anni fa, però l’operazione non si concretizzò. Dopo che Alessandro Bertolucci riuscì a portarlo a Sarzana, negli ultimi giorni ci abbiamo provato e siamo riusciti a portarlo a Correggio. Sono molto contento di questo. Diciamo che la lingua in comune ci ha aiutato nella trattativa…”.

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